Come capire se l’articolazione temporo mandibolare è infiammata!
La prima cosa che una persona vuole sapere quando c’è dolore alla mandibola è quali sono i sintomi di un’infiammazione temporo mandibolare.
È naturale chiederselo perché spesso i sintomi di un disturbo all’articolazione temporo mandibolare (ATM) sono simili ad un problema odontogenico, ovvero ai denti.
Questo avviene non solo perché ATM e denti sono estremamente vicini. Ma anche perché entrambe queste strutture possono provocare dolore nelle stesse aree, ad esempio sulle tempie, sulla mandibola, nell’orecchio o addirittura sul collo.
Come fare allora a capire se l’articolazione temporo mandibolare è infiammata?
In questo articolo di spiegheremo come capirlo e cosa fare per risolvere il problema.
Infiammazione temporo mandibolare: i sintomi
Un primo modo per capire se è presente un disturbo temporo mandibolare è sapere quali sono i sintomi.
Una premessa però. Persone con lo stesso problema possono avere sensazioni molto diverse. Alcune sono più frequenti mentre altre sono più rare.
I sintomi più frequenti sono:
- Dolore all’orecchio, alla mandibola e al collo
- Dolore alla mandibola quando si mastica o si apre la bocca
- Emicrania o mal di testa, soprattutto sulle tempie
- Acufeni (fischi o ronzii nell’orecchio)
- Sensazione di orecchio tappato o ovattato
- Blocco mandibolare, ovvero limitazione ad aprire la bocca
- Rigidità e dolori cervicali
Più raramente una persona può avvertire vertigini, dolori alla gola, difficoltà di deglutizione o sensazione di “nodo alla gola”, dolori agli occhi o sensibilità alla luce.
Tuttavia, sapere quali sono i sintomi non basta per fare diagnosi di disturbo temporo mandibolare. Come abbiamo visto, esiste una sovrapposizione di sensazioni che possono essere riconducibili anche ad un disturbo di natura diversa, come un disturbo ai denti.
L’unico modo certo per poter sapere quale sia la vera causa è fare una visita gnatologica. Attraverso una valutazione accurata e completa di tutte le possibili cause, lo gnatologo può arrivare a fare diagnosi e consigliare la terapia più appropriata per il problema specifico.
Le cause dell’infiammazione
L’infiammazione temporo mandibolare può avere diverse cause.
Alcune persone sviluppano dolore mandibolare dopo aver masticato cibi duri o secchi, come il pane o la frutta secca, oppure cibi per cui è richiesta una masticazione prolungata, come la pizza o la carne.
In questi casi, esiste una causa nota e l’infiammazione è quindi provocata da un trauma preciso.
Altre volte può capitare che una persona non conosca esattamente quale sia il meccanismo traumatico e non riesca quindi a ricondurre l’inizio del problema ad un motivo scatenante preciso.
Quando ciò avviene, le cause possono essere molteplici: abitudini scorrette come digrignare o serrare i denti di notte, un eccesso di stress o ansia, disturbi dell’occlusione dentale oppure cause genetiche.
Nonostante conoscere la causa del disturbo sia importante, non è però necessario per risolverlo.
Come curare l’infiammazione temporo mandibolare
La prima terapia a cui si pensa quando si parla di infiammazione è quella farmacologica.
Gli antinfiammatori sono i farmaci di prima scelta per ridurre il dolore e l’infiammazione dell’articolazione temporo mandibolare.
Anche se a volte sono efficaci, capita spesso che non diano risultati nel lungo periodo. Questo perché il processo infiammatorio vero e proprio è di breve durata. In genere dura 7-10 giorni.
Dopo questo lasso di tempo, il dolore non è più causato dall’infiammazione.
Per questo motivo, il farmaco ha effetto se il problema è acuto, cioè se il dolore è presente da poco tempo.
Se invece il disturbo dura da mesi (cioè è cronico), la cura farmacologica è molto probabile che non sia più efficace. Cosa fare allora in questi casi?
Per poter risolvere un problema cronico alla mandibola è sempre necessaria una cosa: sapere cosa si ha! È quindi fondamentale per prima cosa sapere qual è il problema, quali sono le strutture coinvolte e, sulla base di queste informazioni, stabilire la cura più appropriata.
Come farlo? Facendosi visitare dallo gnatologo!